Il nome Falconera fu attribuito a questo ambiente misto terra-acqua, quando, prima ancora che da uomini, veniva privilegiato dai Falconi, in particolare dal Falcus Peregrinus. I primi uomini, dunque, se ne interessarono allo scopo di catturare i rapaci, che successivamente venivano ammansiti e venduti a nobili cavalieri per le pratiche di caccia e pesca nell’entroterra.
La sua origine morfologica è attribuita a Lio Piccolo, gli orti di Venezia. Quando l’uomo si stabilisce nell’isola, erige un argine per proteggere il suolo dalle maree e con esso circonda una parte d’acqua, costituendo un esempio di Valle da pesca (<vallum>, dal latino sbarramento). Dapprima l’argine è costituito da canne palustri per poi essere rafforzato tramite la messa di terra consolidata con la piantumazione delle tamerici .
Nel corso dei secoli l’Isola ospiterà una comunità di frati e varie famiglie che ne custodiranno e tramanderanno i caratteri agricoli e pescherecci tradizionali.
Restano impresse nella memoria di questo luogo le Famiglie Bozzato e Bardella che dal ‘700 a fine ‘900 vivono l’isola e la custodiscono nutrendola con grande amore e lavoro .
L’isola, facendo parte della laguna nord di Venezia, è patrimonio Unesco dal 1987.
Con i suoi 20 ettari di terra e 36 di acqua costituisce un biotopo unico ed è qui che nel 2017 nasce il nostro progetto di salvaguardia, i cui scopi sono la valorizzazione e la sostenibilità ecologica del territorio tramite la promozione dei prodotti tipici locali e un turismo naturalistico.
Il nostro impegno sarà preservare l’ambiente naturale in modo tale che flora, fauna e paesaggio siano autentica espressione di ciò che la natura, secondo le sue leggi, promuove, cercando di non alterarne l’equilibrio. Solo così i prodotti e le attività che ne ricaveremo ci restituiranno gli autentici profumi e sapori di un tempo antico.
L’Isola Falconera, come tutte le Valli della Laguna presenta un suo particolare biotopo, con le sue caratteristiche specifiche, difficilmente riproducibili altrove, frutto di un equilibrio instabile e in costante evoluzione.
Avvicinarsi a una realtà così marginale, si pensi a quanto è piccola rispetto all’intero pianeta, permette un facile e immediato focus sulla percezione della natura ed in particolare sulla fragilità che questo territorio porta con sé.
Non è un grande prato all’inglese, qui ci sono animali stanziali e di passo, dal più piccolo tra i pesci al più grande rapace, passando per una miriade d’insetti ed anche se a qualcuno non piaceranno sono la testimonianza di un ambiente sano e per questo sacro all’uomo. E poi ci sono le piante, che mutano e viaggiano creando scenografie diverse nel susseguirsi delle stagioni.
I mille colori di questo giardino ne fanno un trionfo della natura, altro non resta che farci custodi della sua immensa bellezza.
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L’aspetto morfologico dell’isola rende l’idea della sua costituzione: c’è acqua dentro e fuori, anzi per essere precisi, la valle comprende più acqua che terra. Qui si pratica da secoli l’acquacoltura estensiva, un sistema di allevamento del pesce completamente naturale, che non si avvale di mangimi per cui il pesce si nutre e cresce nel suo habitat naturale. Inoltre, vengono rispettati gli spazi vitali degli esemplari, secondo natura, senza sovraccaricare l’ecosistema. All’uomo spetta il ruolo fondamentale di vallicoltore e cioè ha il compito di orchestrare le chiaviche e le griglie in modo sapiente, garantendo massima salute e salubrità al sistema vallivo.
I pesci vengono introdotti nel sistema vallivo in primavera, mediante la “monta” naturale: si aprono cioè le chiaviche della valle al mare, permettendo a tutti gli organismi marini di entrare. E’ possibile implementare la produzione tramite la semina di giovani esemplari che vengono acquistati e introdotti per mano dell’uomo nel sistema.
Il periodo di pesca è in “fraìma”: in autunno, al peggiorare delle condizioni meteo-climatiche, i pesci sentono il naturale richiamo del mare e si preparano ad una sorta di migrazione contraria –la cosiddetta smontata- che li porta ad incanalarsi in massa verso la bocca di valle, pronti a raggiungere le acque del mare che in inverno garantiscono temperature più elevate della laguna, la cui acqua si raffredda più velocemente per via dei bassi fondali.
Per pescare si tirano delle reti con maglia variabile in funzione della dimensione del pesce; la cattura avviene su selezione e soltanto i pesci più grandi andranno venduti. I più piccoli vengono messi in peschiere profonde per consentire loro di sopravvivere alle temperature più rigide dell’inverno, per poi essere reimmessi nel sistema vallivo in primavera.
L'acquacoltura estensiva costituisce senz'altro un esempio fondamentale di interazione tra attività umana e conservazione dell'ambiente. Le specie che tipicamente vengono allevate nelle valli della laguna di Venezia sono l’orata, il branzino, il cefalo e l’anguilla, ma a seconda delle stagioni puoi trovare masanette, moeche, schie, latterini, sogliole, passerini e tanti altri abitanti, e non, della laguna salmastra.
Chissà quali sorprese ci avrà portato il mare…
L’apicoltura, arte praticata nell’isola da 400 anni, svolge un ruolo essenziale per l’intero ecosistema. La salute delle api testimonia un habitat naturale, non minacciato da pesticidi o acaricidi di uso comune nelle monocolture intensive.
Le api sono importanti per l’impollinazione dei nostri fiori: raccolgono il polline un eccellente integratore alimentare e lavorano sapientemente il nettare trasformandolo in miele.
L’idea è che un’arnia di api venga collocata su un terreno e che lì gli insetti catturino il tempo atmosferico, la vita vegetale, la topografia, tante istantanee nel tempo, fiori selvatici estivi o autunnali: tutto questo si riflette nel miele. Il nostro al sapore sapido di Laguna per la forte presenza di Tamerice e di Barena, dove i fiori prevalenti sono il Limonium serotinum e l’Aster tripolium.
“E ora domandatevi in cuor vostro: 'Come distingueremo ciò che è buono da ciò che è male nel piacere?' Andate nei campi e nei vostri giardini, e vedrete che il piacere dell'ape è raccogliere miele dal fiore. Ma è anche piacere del fiore concedere all'ape il suo miele. Perché un fiore per l'ape è la fonte di vita. E un'ape per il fiore è un messaggero d'Amore. E per entrambi, per l'ape e per il fiore, darsi e ricevere piacere è insieme ebbrezza e bisogno.” Kahlil Gibran
L’agricoltura è l’anima di quest’Isola, territorio che da sempre fa parte degli Orti di Venezia. Da qui, nel solco della tradizione delle Famiglie Bozzato e Bardella, è nata la volontà di coltivare prodotti tipici locali, secondo tecniche sostenibili che rispettano il suolo, la sua conformazione ed i suoi abitanti, i nostri migliori alleati.
L’attuale frutteto è costituito da molte cultivar antiche e resilienti, sì perchè hanno resistito a numerose mareggiate, ultima quella del 2018.
Abbiamo introdotto ottimi collaboratori: lombrichi californiani per la produzione di humus con gli scarti vegetali e il letame dei nostri equidi e le api, ottime impollinatrici.
Fuoricampo: a seconda delle stagioni puoi trovare tantissime erbe spontanee: malva, achillea, carletti, asparagi selvatici, salicornia, spugnole, chiodini, more selvatiche e altre mille varietà di fiori e piante. Perché al contrario di quel che si dice, il prato è in continuo movimento.